Oggi parliamo della scelta di migrare per ottenere assistenza sanitaria. I motivi principali sono tre. Si tratta ovviamente di motivi che spesso si sovrappongono, in quanto è difficile ricondurre una decisione così complessa, come quella di migrare in un’altra regione o in un’altra nazione, a una sola motivazione.
Lo studio Censis del 2017, che spesso menzioniamo, evidenzia che il 66% delle persone intervistate sceglie di ricoverarsi in un ospedale di un’altra regione per la migliore qualità dei medici o delle strutture, e per la migliore dimensione umana nel rapporto con il personale. Dunque al primo posto tra le ragioni che spingono le persone a spostarsi c’è una domanda generale di qualità, la quale seppur in minima parte è legata all’umanizzazione delle strutture ospedaliere.
La seconda motivazione emersa riguarda una dimensione pratico logistica. La conoscenza da parte del paziente di un medico o di un infermiere dell’ospedale di destinazione è un altro motivo che giustifica lo spostamento. In questo caso si tratta di aspetti di carattere pratico, che però sono in linea con una domanda di qualità intesa in senso ampio, ossia non solo strettamente connessa alla prestazione medica ma anche a quegli aspetti indirettamente correlati alla cura, quali la risoluzione delle difficoltà burocratiche o l’accesso alle informazioni mediche e organizzative.
Il terzo motivo, quello di gran lunga più delicato, ha invece a che vedere con una dimensione di “necessità”. Il 26% delle persone che migrano per ragioni sanitarie lo fa perché è impossibile svolgere nella propria regione il tipo di prestazione richiesta. C’è da dire che, delle tre principali aree di motivazioni, questa è la meno frequente. Tuttavia è da sottolineare che circa un quarto dei migranti ha vissuto la sua scelta di migrare verso un’altra regione come obbligata.